Non solo veleno
Tra le pagine del web, tra i post sui social, nel mondo virtuale, così come in quello reale, sono e siamo circondati di non solo veleno. Sì, non solo cattiveria, quella inutile, fine a se stessa. Poi, a ben pensarci, la cattiveria non è mai inutile ma satura le proprie frustrazioni, o almeno così sembra quando la si prova.
In questo gioco ci caschiamo un po’ tutti prima o poi; a volte ci sentiamo vittime e spesso siamo carnefici.
Quante cose capitano tutti i giorni.
Capita di indossare una maglietta che verrà giudicata troppo trasparente/corta/inadeguata/colorata/sciatta/stretta/vecchia/qualcosa da qualcuno che non perderà occasione di criticare.
Capita di scrivere un articolo ed essere attaccata e accusata delle peggiori nefandezze.
Capita di allenarsi e seguire un regime alimentare controllato ed essere tacciate da fanatica della forma fisica.
Capita di ottenere una promozione e sentire il sussurro sui meriti non certo lavorativi.
E potrei andare avanti per ore. Una lista infinita di azioni, condizioni, scelte che vengono puntualmente denigrate, derise, distorte.
Pare sia difficile limitarsi a un “non mi piace” e non lasciarsi andare a terribili sentenze sulle persone.
Pare sia difficile ammettere che un articolo sia scritto bene e che, guarda caso, quell’articolo l’abbia scritto qualcuno che neppure si conosce.
Pare sia difficile ammettere che una persona magra e in forma si sottoponga a stancanti allenamenti e scelga di alzarsi e andare a correre per piacere o per motivi non malati invece di impugnare il telecomando e giacere sul divano.
Pare sia difficile ammettere che qualcuno abbia ottenuto una posizione lavorativa migliore della propria perché lavora bene, perché si è impegnata e ha raggiunto i risultati attesi.
Voci nei corridoi, sguardi furtivi, “leoni da tastiera” che si nascondono dietro facili giudizi e ancora più facili pregiudizi senza avere il coraggio di applicare a se stessi quell’analisi così spietata che applicano a chi riesce in qualcosa che loro non hanno neppure tentato.
Eppure, in questo quadro apparentemente tragico ma non comico, c’è poeticamente una luce di speranza. C’è chi mi ha conosciuta durante un corso per makeup artist e, vedendo un mio post su Instagram in cui mi disperavo (si fa per dire, che la disperazione è ben altro) perché il mio ombretto in stick preferito, Make Up For Ever Aqua Matic, non è più in produzione ha pensato di contattarmi e rendersi disponibile a inviarmi i due che aveva ancora in magazzino, nel suo negozio. Una persona che conosco appena si è presa la briga di scrivermi, fare il pacchetto, andare in un ufficio postale e procedere alla spedizione solo per… ecco, perché? Dobbiamo pensare che abbia un doppio fine, che ci sia sotto qualcosa, che sia in debito con me per qualche motivo o che la merce sia contraffatta o chissà che altro? No, signore e signori. Non ci sono doppi fini e altri scopi se non quello di voler fare una buona azione per un essere umano.
Ricordiamocelo ogni tanto: siamo tutti esseri umani, con i nostri pregi e i nostri difetti, la nostra grandezza e i nostri limiti. Accettiamoci un po’ di più che di cattiveria ce n’è veramente troppa.
Grazie Simone, sai che parlo di te.